Alessio Spetale
11 Aprile 2020
Gli impianti di riscaldamento domestico hanno un impatto ambientale in termini di emissioni di CO2 nettamente superiori rispetto al settore dei trasporti: su oltre 12 milioni di edifici residenziali, il 74% di questi è stato costruito entro il 1980, vale a dire quando l’attenzione alle politiche ambientali era pressoché inesistente.
Emissioni domestiche
Uno studio condotto dal Politecnico di Milano nel 2017 effettuato su un campione rappresentativo di cinque medie e grandi città (Parma, Perugia, Genova, Firenze e Milano) sulla qualità dell’aria urbana rivela che il riscaldamento degli edifici produce una media del 64,2% delle emissioni totali di CO2, contro il 10,2% proveniente dal settore dei trasporti.
Un dato di questo tipo tuttavia non rende il settore della mobilità esente da responsabilità: l’incidenza di tale ambito sulla qualità dell’aria è sostanziale in termini di emissioni di PM10 e PM2,5, polveri sottili in grado di insinuarsi rispettivamente fino alla laringe e ai bronchi, con non poche ripercussioni sulla salute.

Bioedilizia
Un ambito particolarmente interessante per contrastare l’impatto ambientale del riscaldamento domestico è la bioedilizia.
In particolare la canapa è sempre più utilizzata per la produzione di mattoni grazie a diverse proprietà che la rendono una pianta unica e dai mille utilizzi: unita alla calce, altro materiale totalmente naturale, rende il composto ignifugo, antisismico e carbon negative, vale a dire che sintetizza il carbonio e riduce le emissione di CO2 nell’atmosfera. Inoltre, il suo impiego nel settore edile fa risparmiare il 90% dell’acqua che normalmente si utilizza per impastare il cemento.
Ad ogni modo la componente più importante dell’impiego della canapa nella bioedilizia è la sua proprietà di isolamento termico grazie all’inerzia termica che la contraddistingue, ossia la capacità di conservare energia calorifica e rilasciarla nel tempo. In particolare la canapa si caratterizza per un alto calore specifico, il che comporta benefici in termini di benessere abitativo nei mesi caldi e bassi costi di raffrescamento, riducendo così il fabbisogno energetico dell’intero edificio.
Grazie a queste caratteristiche è in grado di contrasto l’insorgere di umidità interna alle strutture, resistendo così a muffe e insetti. In inverno la dispersione di calore costituisce fino al 30–40% delle dispersioni complessive di un edificio: l’utilizzo della canapa nell’isolamento di un tetto, per esempio, riduce quasi a 0 la dispersione del calore, abbattendo, anche in questo caso, il fabbisogno energetico dell’edificio per il riscaldamento dell’ambiente.
Materia prima
Gli aspetti positivi legati all’impiego della canapa nella bioedilizia sono quindi molteplici, eppure la molto parziale legiferazione legata al settore cannabico rende tuttora ostica non tanto la sua coltivazione in ambito industriale, quanto la trasformazione della materia prima: ad oggi, infatti, non vi sono centri di trasformazione degni di nota e, soprattutto, in grado di soddisfare una produzione su larga scala di derivati della pianta:
«Molto spesso in Italia è difficile avviare un mercato legato alla bioedilizia con la canapa come materia prima in quanto le lavorazioni sono, a causa di mancanza di macchinari assai costosi per i quali mancano gli incentivi economici, troppo grezze per estrarre correttamente il canapulo, essenziale per la creazione dei mattoni. In questo modo gli imprenditori sono spesso costretti a rivolgersi a paesi stranieri per rimediare una valida materia prima – ci spiega l’attivista piemontese Vittorio Gatta, per poi continuare – Sarebbe opportuno creare una rete su base regionale, in cui i vari coltivatori possono portare le piante affinché queste vengano trasformate correttamente.»
Marco Maffione, presidente di Associazione Canapese, aggiunge:« Un altro problema con il quale si imbatte un imprenditore deciso a buttarsi in questo settore è la legiferazione molto sommaria e l’impreparazione di chi quelle poche leggi le ha promulgate, il che contribuisce a rendere incomplete le poche regolamentazioni presenti.»
Fonti:
La Repubblica — L’inquinamento domestico incide sei volte in più dei trasporti
Calcecanapa
Biomatcanapa
Contributi tecnici:
Marco Maffione, presidente di Associazione Canapese; relatore del Manifesto per la Cannabis Libera.
Vittorio Libero Gatta Michelet: attivista antiproibizionista; ex militante di Canavese Canapa.
Saverio Mazza: costruttore edile.
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