
Emanuele Pinelli
27 Ottobre 2020
La diffusione del covid è sfuggita di mano? Sì.
Erano necessarie misure drastiche e impopolari per provare, tardi e male, ad arginarla? Sì.
Le misure drastiche e impopolari scelte dal governo Conte erano le uniche possibili? No.
Muovendo da questo presupposto, con Figli Costituenti abbiamo cercato una terza via tra le chiusure di Conte e l’opposizione imbarazzante di certa destra, che pur di aggredire il governo in carica sta spingendo il suo negazionismo a livelli ogni giorno più ridicoli.
Il pericolo concreto, oggi, è che le partite IVA, i lavoratori dello spettacolo, delle palestre, dei ristoranti e gli altri cittadini che con l’ultimo decreto hanno perso tutto — ma letteralmente TUTTO — si precipitino fra le braccia di Salvini, di Meloni o dei fascistelli, se non addirittura dei No Mask o della criminalità organizzata, che in nome della rivolta contro “la dittatura sanitaria” li trascinerebbero in un baratro di malattia e di povertà ancora peggiore di quello attuale.
È urgente quindi dimostrare che una lotta al covid solidale e sostenibile era possibile e lo è tuttora.
Perché le decisioni del governo Conte, finora, non sono mai state né solidali né sostenibili.
Neanche nel bel mezzo di una pandemia mondiale sono venuti meno i vizi antichi della politica italiana, che si possono riassumere in due immagini: il cavaliere che frusta il cavallo così tanto da ammazzarlo e da ritrovarsi a piedi e Saturno che divora i suoi figli.
Ovvero l’esatto contrario della solidarietà e l’esatto contrario della sostenibilità.
Il costo del lockdown è stato scaricato in massima parte sugli italiani che vivono rischiando del proprio, senza sfiorare l’apparato delle pensioni e del pubblico impiego, che pure “cadrebbe dalla sella” senza le tasse e i contributi dei primi.
Miliardi su miliardi sono stati sperperati in spese inutili sia per la sanità che per l’economia: ci ritroviamo con Alitalia e Autostrade nazionalizzate, ma con solo 150 persone a fare il tracciamento in tutta Milano.
Su un intero anno scolastico, gli alunni di medie e superiori hanno fatto sì e no un mese di lezioni in presenza, con il crollo dell’apprendimento che è sotto gli occhi di tutti i professori.
Professori che però, dal canto loro, non sono stati molto disponibili a rinunciare alla loro routine “lunedì-venerdì, 8:00–14:00, settembre-giugno” per riorganizzare gli orari nel modo più adatto a evitare i contagi.
Tutte queste leggerezze non potevano che avere un solo effetto: riportarci bruscamente al punto di partenza, ossia la scelta tragica e impossibile tra i posti di lavoro e i posti in terapia intensiva.
Adesso che la frittata è fatta, come si può rimediare?
È troppo tardi per trasformare i dpcm di Saturno in dpcm solidali e sostenibili?
Secondo noi non è troppo tardi.
Un’alternativa c’è.
Impopolare?
Sì, ma non verso gli stessi cittadini già colpiti a marzo.
Fantasiosa?
Fino a un certo punto: ci siamo liberamente ispirati a proposte accennate o anticipate negli scorsi mesi dal Comitato Ventotene, dal think tank Tortuga o da personalità come Michele Boldrin, Piercamillo Falasca e Stefano Parisi.
Il nostro dpcm solidale conterrebbe cinque misure, radicalmente opposte a quelle adottate finora dal governo ma altrettanto radicalmente contrarie al negazionismo della destra:
- Proteggere e isolare gli anziani, garantendogli tutti i servizi necessari, senza bloccare la circolazione di studenti e lavoratori.
- Spostare le lezioni delle medie e delle superiori al pomeriggio e al sabato (e, come ultima spiaggia, all’estate) così da evitare il sovraffollamento sui mezzi pubblici.
- Concentrare tutti gli investimenti su assistenza domiciliare ai malati, tamponi e tracciamento, rinunciando a nazionalizzazioni e bonus.
- Mobilitare i percettori del reddito di cittadinanza per servizi utili, come l’inserimento dei referti nelle Asl o le consegne alimentari alle persone a rischio.
- Soccorrere le partite IVA e le piccole attività in crisi con un prelievo di solidarietà sulle tredicesime 2020 di pensionati e statali.
Sono proposte audaci, che sollevano obiezioni e perplessità: cerchiamo di rispondere, una per una, almeno a quelle principali.
- Volete togliere la tredicesima anche ai pensionati e agli statali che ricevono poco?
No, si può prevedere una soglia minima.
L’importante è che la soglia minima si calcoli sul reddito complessivo della persona, non sul singolo assegno pensionistico o sul singolo stipendio.
Secondo gli ultimi dati disponibili infatti l’Italia eroga 22,7 milioni di pensioni a 16 milioni di pensionati: 12,2 milioni sono oltre la soglia dei 13.000 euro annui.
Un milione e mezzo di pensionati affianca alla pensione anche un reddito da lavoro. Inoltre, i pensionati sono tra i maggiori percettori di reddito da immobili.
- Le partite IVA e le piccole attività spesso evadono le tasse. Non è ingiusto aiutarle a spese di chi invece le tasse non ha mai modo di evaderle?
Basta che l’aiuto consista in uno sconto fiscale e non (o non solo) in un versamento in denaro.
- Non sarebbe meglio una tassa patrimoniale sui ricchi?
Non siamo pregiudizialmente contrari in questo momento di gravissima emergenza, ma la cifra ottenuta sarebbe minore di almeno un ordine di grandezza — e quindi, da sola, insufficiente.
- Non sarebbe meglio togliere soldi ai politici?
Anche “i politici” che ricevono un’indennità pubblica fissa, come i parlamentari, contribuirebbero come tutti gli altri.
Faccio notare però che la maggior parte de “i politici” — cioè i consiglieri comunali e municipali — viene retribuita in gettoni di presenza e quindi non ha neanche la tredicesima.
- Togliendo la tredicesima a più di 15 milioni di persone non si deprimono i consumi proprio nella stagione degli acquisti natalizi, aggravando la crisi economica?
Se quegli stessi soldi arrivano tempestivamente a cittadini che hanno perso quasi tutto, è molto più probabile che vengano spesi. La cosiddetta “propensione marginale al consumo” è maggiore.
È più probabile che 1.000 euro vengano spesi da qualcuno che fino a un attimo prima ne aveva zero, rispetto a qualcuno che li avrebbe aggiunti ad altri 3.000 o 4.000 che già aveva sul conto in banca.
Un esempio? Alla fine dello scorso lockdown, sui conti in banca degli italiani c’erano complessivamente 34 miliardi più che all’inizio. E lì sono rimasti, invece di entrare nell’economia reale.
- “Proteggere e isolare gli anziani” vuol dire che non potrebbero incontrare più nessuno?
Non per forza. Ogni anziano potrebbe scegliere un nucleo familiare o un ventaglio di persone (non per forza di parenti) i cui membri possono andarlo a trovare uno alla volta. In paesi come la Polonia, invece, ci sono orari della giornata nei quali i negozi sono riservati agli anziani. L’importante comunque è ridurre il più possibile le interazioni dei soggetti vulnerabili, soprattutto quelle con più di una persona alla volta.
- Un anziano su cinque in Italia convive con parenti più giovani. Come si fa in quel caso?
Già oggi molte famiglie con anziani conviventi prestano la massima attenzione a evitare il contatto ravvicinato e a sanificare le superfici entro le mura domestiche. Si tratterebbe di rendere strutturale per legge un comportamento già ampiamente adottato come precauzione spontanea verso i propri cari.
- Ma che vuol dire “anziano”?
Over 65. Sappiamo che nella percezione sociale e nei costumi l’asticella delle età della vita si sta spostando in avanti, ed è giusto e degno di rispetto che sia così, ma di fronte a un’epidemia dobbiamo valutare i dati oggettivi: la vulnerabilità al virus e il non essere più parte della forza lavoro (che in Italia, sopra i 65 anni, è condizione quasi universale).
- Quali orari avete in mente esattamente per la “scuola pomeridiana”?
L’ideale sarebbe 10.30 – 16.30, in modo da evitare di sovrapporsi al flusso dei pendolari e degli altri lavoratori tanto all’andata quanto a ritorno.
- La scuola pomeridiana non rischia di danneggiare i ragazzi di paese, per molti dei quali il genitore che va a lavoro in macchina è l’unico mezzo per raggiungere la scuola?
Sarebbe facile rispondere che i soldi da investire sul trasporto scolastico ci sono in abbondanza. In realtà conosciamo le lungaggini e i ritardi della macchina amministrativa italiana: né una flotta di scuolabus né migliaia di nuove corse di corriera si creano nello spazio di un mattino.
In ogni caso, le aule degli istituti si possono riciclare come aule-studio per chi è costretto ad arrivare in macchina prima dell’inizio delle lezioni ufficiali. Ricordiamoci che abbiamo un organico di oltre 50.000 docenti di potenziamento, di solito inutilizzati o sottoutilizzati.
11. Ma con queste proposte non fomentate tensioni e divisioni sociali?
Fin da quando esiste, Figli Costituenti viene accusata di voler “scatenare la guerra generazionale” o “mettere gli italiani gli uni contro gli altri”.
Non è così. Quello che facciamo, al contrario, è proprio cercare di riportare la pace.
Le tensioni e le divisioni sociali esistono già, indipendentemente da noi: in questo caso è la pandemia che le ha generate.
Il lockdown sul piano economico ha avuto dei vinti e dei vincitori, questo è un dato di realtà che non si può negare.
Noi non facciamo che chiedere un riequilibrio fra le due parti prima che lo scontro assuma forme più inquietanti — e manca poco.
Le disparità non si eliminano chiudendo gli occhi e facendo finta che non ci siano: si eliminano con un faticoso percorso chiamato compromesso.
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