Alessio Spetale
17 Aprile 2020
Che la bicicletta sia il mezzo di trasporto più ecosostenibile lo sappiamo da tempo. In queste ultime settimane, però, sta venendo rivalutata anche la componente legata al “fattore sicurezza”, essendo l’unico mezzo in grado di garantire il distanziamento sociale in questo periodo di emergenza sanitaria.
A Berlino si stanno realizzando piste ciclabili temporanee ed emergenziali, riducendo così le carreggiate destinate alle automobili e ai mezzi pubblici, per salvaguardare i cittadini che non vogliono prendere i mezzi pubblici per timore di contrarre il virus. Nei Paesi Bassi, l’invito ad utilizzare la bicicletta non è tanto per non congestionare la rete di trasporti pubblici, quanto per mantenere attiva e in salute la popolazione. A Londra, il servizio di bike sharing è completamente gratuito per tutti gli operatori sanitari che si recano a lavoro, e in tutta la Gran Bretagna i negozi di riparazione delle bici sono stati considerati fin da subito attività di prima necessità, quindi da mantenere aperti anche in periodo emergenziale.
Andando oltreoceano, a Chicago si è registrato un incremento dell’utilizzo della bicicletta pari a quasi il 100% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
A Bogotá, la neosindaca Claudia López Hernández ha deciso di rendere permanente la ciclovía della capitale colombiana attiva dal 1974, vale a dire oltre 70km di strade chiuse al traffico automobilistico per lasciare spazio alle biciclette e alle attività fisiche a cielo aperto. Fino a prima dello scoppio della pandemia, la ciclovía era attiva con le medesime modalità tutte le domeniche.
Interessante quanto sta accadendo a New York, città in cui il sindaco De Blasio ha lanciato, lo scorso marzo, un invito a tutta la popolazione della Grande Mela a sostituire l’utilizzo dei mezzi pubblici con la bicicletta per contrastare il diffondersi del virus: alcune fonti rivelano che lo stesso primo cittadino non si aspettava una grande risposta da parte dei cittadini: invece, in pochi giorni, l’utilizzo della bicicletta e del bike sharing è aumentato del 67%. Un dato decisamente rilevante, che però evidenzia anche un aumento significativo degli incidenti che hanno coinvolto i ciclisti, il 43% in più, stando ai dati di Streetblog: un problema dovuto alle poche piste ciclabili presenti nella città di New York. Infatti, se da un lato siamo consapevoli del fatto che la pedalata è per ovvie ragioni più sostenibile rispetto all’utilizzo di mezzi alimentati a combustibili fossili, va anche segnalato un problema di carattere culturale, oltre che politico: vale a dire la concezione della bicicletta come mezzo ludico, e non come vero e proprio mezzo di trasporto.

Al momento, sul territorio italiano non si è ancora attivata nessuna misura di natura infrastrutturale per iniziare a ragionare su quello che sarà il dopo circa le modalità di trasporto per i cittadini. Ancora l’incertezza è tanta e il lockdown che stiamo vivendo certamente non fa riflettere sulla priorità che dovremmo dare al trasporto urbano.
A tal proposito si sono mossi dei ragazzi di Rimini, una città il cui territorio circostante è indubbiamente l’”habitat” ideale per la bicicletta e il cicloturismo di ogni tipo. Luca Fiorenzola e Jacopo Vasini (membri del gruppo territoriale di Più Europa Rimini) assieme a “Ciclisti Urbani Rimini” – un gruppo di ragazzi appassionati e promotori del trasporto ecosostenibile – hanno elaborato qualche idea da cui è nato un progetto che in questi giorni verrà presentato all’amministrazione comunale del comune emiliano.
Il progetto consiste in interventi infrastrutturali minimi per la messa in sicurezza e il potenziamento della rete di ciclabili che attraversa la città e la connette con i territori limitrofi. Un primo intervento riguarda la dorsale principale che taglia la città passando per la Via Flaminia: si tratta di adottare l’apposita segnaletica orizzontale e verticale per permettere ai ciclisti di avere la precedenza nelle intersezioni con strade secondarie con l’obiettivo di ridurre il rischio di incidenti e garantire una maggior sicurezza a chi percorre la ciclabile. Un’altra proposta importante, viste le condizioni attuali di traffico veicolare praticamente nullo, riguarda la creazione di tratte ciclabili sperimentali ricavate a bordo carreggiata tramite interventi minimi implementabili tramite apposita segnaletica.

Ci si può chiedere il perché di questi cambiamenti, visto che in Italia non è consentito comunque circolare se non per motivi eccezionali. La proposta riminese fornisce delle chiare motivazioni: indubbiamente è indispensabile pensare alla ripartenza che, con le dovute precauzioni, auspicabilmente avverrà in estate. La bella stagione a Rimini è sinonimo di bicicletta e passeggiate, inoltre l’utilizzo dei mezzi pubblici sarà pressoché azzerato vista la paura del contatto con altre persone che il virus si lascerà alle spalle. Un altro dato interessante viene fornito da alcune statistiche di FIAB Rimini che mostrano come a seguito delle crisi economiche del 2008 e 2010–2012 ci sia stato un incremento notevole dell’utilizzo della bicicletta sul territorio. Non è fuori luogo pensare che con minori risorse economiche disponibili sia preferibile l’utilizzo della bicicletta per spostamenti brevi.
Ad ogni modo è fondamentale ripensare al nostro sistema di trasporti per andare verso un approccio sempre più verde e sostenibile. Questo non significa necessariamente smettere di utilizzare la macchina o agire a livello infrastrutturale con interventi complessi e troppo costosi: a volte sono sufficienti piccoli accorgimenti e un po’ di cultura sui consumi e gli sprechi. Non è solo questione di soldi, ma si parla di salute e di senso civico.
Collaborazioni:
Ciclisti Urbani Rimini, Luca Fiorenzola, Jacopo Vasini: promotori della proposta riminese
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